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La riqualificazione dell’ex Caserma Cavalli a Torino

La narrazione di un progetto culturale, del suo spazio e del valore indotto

Era esattamente il 14 settembre 2013 quando la Scuola Holden ha inaugurato la sua nuova sede nell’ex Caserma Cavalli (da fabbrica di bombe a fucina di idee e progetti).Il percorso “Holden reborn”, la Campagna di Comunicazione legata alla ristrutturazione dell’immobile di piazza Borgo Dora è durata 14 mesi. Quello che un visitatore casuale vede varcata la soglia, oggi, è un maestoso spazio ex industriale riconvertito con i mattoni a vista e segni evidenti del suo uso precedente. Il cortile con quattro aceri, molte aule, uno spazio allestito per eventi e uffici. E poi sale montaggio e una terrazza che affaccia sulla piazza davanti a cui, a intermittenza, sale e scende il Turin Eye: un pallone aerostatico che raggiunge i 150 metri d’altezza per osservare la città dall’alto. Da oltre trent’anni, prima dell’accordo con il Comune di Torino per una concessione dello spazio, c’erano solo abbandono e rovina: la Caserma era una specie di buco nero nel cuore del quartiere Borgo Dora. In un anno e mezzo, da metà del 2012 a settembre 2013, su tutti i mezzi di Comunicazione possibili e con azioni mirate sul web, con un live tour in Italia e all’estero, attraverso incontri con cittadini e istituzioni, innescando il passaparola e facendo si che se ne parlasse sui giornali – l’operazione “Caserma Cavalli” è stata narrata quotidianamente: cosa era quello spazio, cosa ci stava accadendo dentro e cosa sarebbe diventato. Oggi, da ottobre a giugno, la Scuola Holden riempie il quartiere di 150 studenti provenienti da tutta Italia e anche dall’estero per studiare per due anni Tecniche di Scrittura in 8 College diversi.

È sulla scia di questa esperienza e anche dalle suggestioni dell’operazione Holden reborn che nasce Architelling: raccontare anche la polvere e il freddo del cantiere proietta un’immagine completa della fatica del dare gambe ai sogni. Oggi io che scrivo e che ho gestito la Comunicazione di questo progetto insieme a Lea Iandiorio e a molti colleghi, ho preso altre strade e non varco più quella soglia ogni giorno. Eppure, quando lo faccio, mi ricordo esattamente di un prima, di un dopo e del come lo spazio tra il prima e il dopo sia stato riempito. Lo racconto a chi varca la soglia con me, me lo ricordo come un percorso pieno di ostacoli, ma esaltante. Un tipo di narrazione che sarebbe bello compiere ancora molte altre volte per idee e imprese altrettanto valide.

di Giovanna Solimando

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